Ulisse che acceca Polifemo, l'esempio di un pessimo ospite.
Il termine ξένος rappresentava per i Greci il concetto contemporaneo di 'straniero' che era esteso anche a chi proveniva da una diversa πόλις: dunque era ξένος anche chi condivideva una comune lingua e religione.
Ma la parola ξένος esprime anche il concetto di 'ospite', esso aveva infatti il diritto di essere ospitato: non veniva cacciato nè era oggetto di paura o sospetto. Chi è straniero non è un nemico, ma può diventare un ospite gradito. In italiano l'ospite è sia colui che ospita, sia colui che viene ospitato. D'altronde, ognuno di noi scopre anche sè stesso attraverso l'opposizione con l'altro.
Eumeo che ospita Ulisse. L'Odissea, come un'enciclopedia tribale, in questo caso ci offre un ottimo esempio di ξενία.
In antitesi abbiamo il concetto espresso dalla parola βάρβαρος, di origine onomatopeica, esprimente il balbettio di chi non conosceva la lingua greca. In senso ampio, βάρβαρος era chi aveva una cultura differente. Il termine ha assunto il significato dispregiativo di 'rozzo' solo in seguito alle Guerre Persiane, da quando si è diffusa la convinzione della superiorità Greca sull'Oriente.
Erodoto fu definito da Plutarco 'filobarbaro' in quanto egli non affermò mai la superiorità dei Greci quando, nelle 'Storie', spinto da una grande curiosità nei confronti dell' "altro", nel raccontare vari aspetti della cultura persiana, si sofferma anche su quelli positivi. Erodoto per primo definì il concetto molto attuale del 'relativismo culturale' con la frase "νόμος βασιλεύς": la consuetudine è sovrana per chi la applica. Ciò significa che ogni popolo considera le sue usanze come assolutamente giuste.